26 giugno

E' passato un anno, e sotto sotto lo sapevo che sarebbe successo; ho cercato in tutti i modi di evitarlo, e non c'è stato niente da fare.
Un anno di Inghilterra, anche detta Inglandia, un anno di treni, metro, aerei, inglesi, italiani, lontananze, vicinanze, riavvicinanze e riallontananze.
Pochissimo tempo fa descrivevo il mio primo atterraggio, e ora eccomi a citarlo; e fra un altro anno brevissimo sarò di nuovo qui a parlare di quando ho citato il primo atterraggio. E poi un anno dopo ancora parlerò di quando ho citato la citazione del primo atterraggio... e così via, tutto si perde nella spirale della routine, diventa normalità e niente sorprende più. Tra qualche anno forse non mi sorprenderà più lavorare all'estero, essere apprezzato e ringraziato quasi regolarmente, non mi sorprenderà più scrivere per una rivista (3D World, numero 104, giugno 2008), non esulterò più ricevendo premi per un mio lavoro (Carbon Footprint:
Platinum Award - Best Animation @ "WorldFest", USA
Gold Award - Best Sting/Interstitial @ Promax Europe, SPAIN
Nomination In-Book @ "D&AD Awards", UK
Nomination - Best in Show @ SIGGRAPH 08, USA), tra qualche anno magari non mi emozionerò più ad andare a Los Angeles a parlare dal palco del Siggraph e di altri due festival.
Fra qualche anno sarò in grado di pensare "beh, è normale" come risposta a "mi sto a sposa'!" oppure "Sarò padre!" (bella Gianni!), e magari non griderò alla stregoneria quando mi diranno "Ha partorito!!!", anche perché dopo nove mesi di panza, alla fine che t'aspetti? (Evviva Gioia, Rosa e l'inarrestabile quadrato dei lombi di Valerio!)
Forse smetterò di pensare che tutto dovrebbe essere immutabile, e capirò che è nel cambiamento che si compie la stabilità: nella ciclicità.
E forse la vista imparerà a non appannarsi alle parole "Voglio vivere con te".
O forse no.